Nella comune pratica di laboratorio si deve usare vetreria pulita e asciutta ma la pulizia della vetreria è molto più difficile di quanto non si possa immaginare.
In genere si lava con acqua e sapone aiutandosi con uno scovolino delle giuste dimensioni poi si risciacqua con acqua di rubinetto ed infine con acqua distillata.
Per asciugare non si devono usare tovaglioli di carta perché potrebbero aderire delle fibre al vetro ma, di norma la si lascia asciugare nello scaffale. Per accelerare l’asciugatura si può aggiungere un solvente volatile quale etanolo e, in extrema ratio, collegare l’oggetto a una pompa da vuoto.
Se esso è realmente pulito si asciugherà rapidamente mentre se in alcune parti l’acqua distillata o il solvente usato non tendono ad allontanarsi allora sicuramente si deve procedere in modo diverso.
Si prova a lavare, sotto cappa, o con un acido forte concentrato come acido cloridrico o acido solforico o con una base forte come NaOH 6 M. Se anche questi tentativi vanno a vuoto allora si deve ricorrere alla miscela cromica detta anche misto cromico.
Si premette che la preparazione della miscela cromica e il suo utilizzo devono essere fatte da persone esperte che, in quanto tali, non solo utilizzano una cappa aspirante ma si proteggono in modo adeguato sia perché le sostanze che vengono usate sono di per sé pericolose sia perché la miscela è tossica, cancerogena e pericolosa per l’ambiente ed inoltre va evitato il contatto con la pelle per i suoi effetti ustionanti.
Per preparare la miscela cromica si utilizzano 60 g di bicromato di potassio disciolti in 50 mL di acqua a cui viene aggiunto 1 L di acido solforico concentrato. Si agita e, per favorire la solubilizzazione, si riscalda la soluzione che va conservata nella stessa bottiglia da cui è stato prelevato l’acido solforico.
La reazione netta tra il bicromato di potassio e l’acido solforico è:
Cr2O72- + 2 H+ ⇌ H2Cr2O7 ⇌ H2CrO4 + CrO3
in cui si ottiene acido dicromico in equilibrio con l’acido cromico e il triossido di cromo (VI) ed è presente, probabilmente l’acido cromosolforico H2CrSO7.
La miscela così preparata unisce l’azione ossidante del cromo che si trova con il numero di ossidazione +6 con l’azione acida e mineralizzante dell’acido solforico.
La miscela cromica viene versata nell’oggetto da pulire e, dopo qualche minuto viene versata nuovamente nella bottiglia in cui è contenuta.
Dopo tale trattamento la vetreria dovrebbe così essere pulita e pronta per l’utilizzo dopo essere stata risciacquata abbondantemente prima con acqua e poi con acqua distillata.
Sebbene sia un metodo ad alto impatto e pericoloso risulta sicuramente molto efficace.
La miscela cromica ha la tipica colorazione arancione del bicromato e può essere riutilizzata fino a che la colorazione si attenua e compare una colorazione verde tipica del cromo (III).
Ciò indica che il bicromato si è tutto ridotto a cromo (III) secondo la semireazione:
Cr2O72- + 14 H+ + 6 e– → 2 Cr3+ + 7 H2O
e pertanto la miscela oltre a contenere impurezze di precedenti lavaggi non ha più l’azione ossidante che la caratterizza.
La miscela cromica può essere anche acquistata già preparata presso primarie case produttrici di sostanze chimiche.
Molti laboratori ne vietano l’uso per i suoi effetti tossici consigliando l’utilizzo di un altro ossidante come una soluzione satura di permanganato di potassio unita a un pari volume di soluzione di NaOH al 20% (m/V)